Primo allestimento “La mia Africa”

Il mio sogno è diventato finalmente realtà!La mia Africa tank

Approfittando della “scusa” che il tempo disponibile è sempre meno, che un acquario tutte piante (il precedente) richiede tanto e tanto lavoro…. ho pensato che la soluzione (?) potesse essere una bella trasformazione del mio precedente “Tropical World” in un biotopo africano, ed esattamente Malawi.

Beh, complice l’amico Giorgio K., con passione e pazienza degni del miglior acquariofilo.. una sera ci siamo guardati in faccia ed alla parola “che facciamo?” guardando l’acquario da una parte, 40 kg di sabbia fine dall’altra, ed infine 100 Kg (si cento chili!) di rocce appena comprate in un vivaio… ci siamo detti: “dai!”

Vi dico solo che l’operazione è partita, tra le “benedizioni della consorte” alle ore 20.30 per terminare alle 03.00 di notte !! Si, avete capito bene!!! Abbiamo dapprima svuotato la vasca di metà acqua, piante e radici, e poi… piano piano… abbiamo rastrellato via tutto il ghiaino medio che era presente…. non finiva veramente mai! Terminato lo svuotamento ho riacceso il filtro per cercare di pulire un po’ l’acqua (troppo torbida per consentire l’allestimento delle rocce) e, trascorsi 45 minuti durante i quali ci simao concessi un ricco piatto di pasta al peperoncino… siamo tornati all’attacco finale per concludere l’opera. Devo dire che il posizionamento delle rocce, fondamentali per un allestimento Malawi, ha richiesto molto tempo e tantissimo studio, tempo nel quale uno dei due posizionava le pietre, e l’altro da lontano esprimeva il giudizio “no, non va”, oppure “prova a spostarla più verso il fondo”, ecc. Insomma, dopo qualche paura seria dovuta al rotolamento appena evitato di qualche sassetto appena sistemato da 20 e passa Kg… siamo arrivati al risultato finale, che è quello che vi mostro qui sotto.

Beh, molto fanno anche i due tubi fluorescenti da 30W uno da 12.000 K e l’altro attinico (che serve per dare una colorazione blu che faccia risaltare gli splendidi colori dei ciclidi del Malawi). Nella sostanza sono molto soddisfatto.

Ecco le caratteristiche “tecniche” della vasca.

RIO 180 (150 litri netti)La mia Africa - immagine

2 filtri, 1 interno Juwel (cannolicchi e lana di perlon), 1 esterno Pratiko 100 (con funzione esclusivamente “biologica” per rinforzare il primo (dato che sono pesci molto sporcaccioni), e poi funziona come backup del primo, nella malaugurata ipotesi che dovesse fermarsi. Ho inoltre installato un gruppo di continuità della APC da 600VA che garantisce un’autonomia esagerata alle pompe in caso di interruzione dell’erogazione di corrente elettrica.

Sabbia fine acquistata appositamente, colore avana, 40 kg, che ho lasciato “cadere” dall’alto dopo aver allestito le rocce ed essermi assicurato che la collocoazione fosse il più stabile possibile. Non ho utilizzato alcun tappetino di gomma tra le rocce ed il fondo (di vetro) dell’acquario. Le rocce le ho acquistate a circa 80 cent/Kg presso un vivaio vicino alla mia abitazione, calcaree o meno non è importante, i valori di durezza dell’acqua di questo habitat devono essere particolarmente elevati.

Al centro ho posizionato una pianta di Vallisneria Gigantea che, oltre a fare una bella figura ed essere molto resistente (La mia Africa - allestimento completoè passata da un’acqua molto tenera con ph=6,5 ad una dura e con ph superiore ad 8), resiste abbastanza bene ai ciclidi che ho inserito.

Ed eccoci alla parte finale: l’ingresso di nuovi abitanti. Premesso che non ho riallestito da zero un acquario, e che quindi il filtro era già maturo e funzionante, ho semplicemente aspettato qualche giorno dopo la partenza per stabilizzare i valori dell’acqua sulla base di queste indicazioni:

Ph= 8.2 Kh=14 Gh=12 T=25C

A questo punto, studiate le compatibilità tra mbuna e non, verificato che un 180 lt lordi è veramente il minimo per poter ospitare dei ciclidi piuttosto esigenti in fatto di spazio, ho deciso per tre specie (ciascuna rappresentata da un trio 1M + 2F) piuttosto diverse e che, soprattutto non creassero rischi di ibridazioni (abbastanza facile in alcuni casi).

La scelta è caduta su Aulonocara Stuartgranti Cobuè, Labidochromis Caeruleus, Pseudotropheus Saulosi.

Quest’ultimo, al contrario degli altri, ha un temperamento piuttosto “deciso” ma Aulonocara Stuartgranti Cobue - maschio adultodevo dire che salvo qualche scaramuccia, non ci sono particolari problemi in vasca.

Nella foto al lato, potete vedere il maschio di A. Stuartgranti in parata, mentre cerca di corteggiare la femmina (subito sopra). Per la cronoca, dopo circa due settimane dall’inserimento in acquario, questa coppia si è riprodotta, e la femmina ha incubato nella bocca le uova prima e gli avannotti poi per circa 4 settimane. Purtroppo, forse a causa del fatto che era la prima volta, o forse non so cos’altro, un bel giorno la femmina non aveva più nulla in bocca, e degli avannotti non c’era traccia in vasca….

Allo stesso modo, anche una coppia di P. saulosi formatasi, si è accoppiata. La femmina ha tenuto in bocca le uova per circa una settimana, poi evidentemente non fecondate, ha ben pensato di mangiarsele!

Come se tutto non bastasse, nello stesso periodo, ho acquistato una femmina molto bella di Lab. caeruleus per completare il trio (l’unico inizialmente partito con solo una coppia). Sarà stato lo stress del trasporto e l’inserimento in vasca, ma dopo 48 ore ho notato che stava nascosta dietro un sasso e le sue squame stavano rovinandosi sotto l’effetto di puntini bianchi, sporgenti, il cui effetto era quello di creare come delle piccole lacerazioni diffuse sull’epidermide del pesce. Ictio o no, ho subito seguito i consigli di un grande appassionato di ciclidi africani e non, tra l’altro socio del CIR, Francesco Zezza. Mentre predisponevo il termostato del mio riscaldatore (200W) alla temperatura di 30 gradi centigradi, ho preparato una soluzione di acqua e sale (da cucina) nella misura di 100g per 100 lt di acqua. Ho quindi molto lentamente proceduto a versare il contenuto in acquario, ed ho iniziato l’attesa. (mi raccomando a versare lentamente il sale in vasca, controllando la conducibilità dell’acqua!)

Con mio grande stupore, quando temevo che ormai non ci fosse più molto da fare per la povera femmina di Lab. e la vedevo sul fondo adagiata sempre più sofferente, e piena di escoriazioni causate da questa patologia, dopo 72 ore dall’inizio del trattamento ho cominciato a vedere dei miglioramenti: qualche volta usciva per mangiare, iniziava a nuotare anche speditamente, insomma aveva ripreso un comportamento molto simile a quello di un pesce sano!!!! Quando scrivo sono passati 12 giorni dall’inizio della cura, che durerà ancora altri due giorni dopo di che provvederò ad abbassare gradatamente la temperatura ed effettuare un buon cambio di acqua…. non posso ancora dire di averla salvata (e di avere evitato una infezione in acquario) ma certamente nessuno dei miei abitanti ha manifestato segni di malessere, e la “malata” adesso nuota come un missile da una parte all’altra dell’acquario corteggiata dal maschietto! Concludendo posso dire che l’esperienza coi Ciclidi africani è appena all’inizio, ma le differenze con tutto il resto dell’acquarilogia vissuta fino ad oggi sono enormi, ma soprattutto ricche di sorprese, e di emozioni giorno dopo giorno! (La cura è riuscita, il pesce si è ripreso completamente!)

Nel marzo del 2007, gli abitanti di questa vasca sono stati trasferiti in un ambiente più comodo, ovvero un acquario da 330 litri che ho allestito con le stesse rocce, ma che ho dotato di 2 filtri esterni ed un riscaldatore (viste le dimensioni) da 300W. Questa vasca l’ho chiamata “La mia Africa 2”! La vasca qui sopra, invece, è stata riallestita con un biotopo centro americano (da qui il nome “Centro America”) ed ospita, sempre dallo stesso periodo, dei piccoli (al momento 2 cm) di Thorichthys Maculipinnis, splendido e coloratissimo ciclide del centro america (Messico).