La Riserva Naturale di Nazzano Tevere-Farfa

Il paesaggio della Riserva Naturale è caratterizzato dalla morfologia del fiume Tevere che, in questo tratto, scorre lentamente formando ampie anse.

La valle fluviale, tipicamente alluvionale con depositi di argille, sabbie e ghiaie, è delimitata da colline di modeste dimensioni costituite da sedimenti di origine marina. Lo straordinario valore ambientale di questo territorio è testimoniato anche dall’inserimento del lago di Nazzano, nel 1977, nell’elenco delle zone umide di interesse internazionale e dalla istituzione, con la legge regionale n. 21 del 4 aprile 1979, della prima area protetta regionale d’Italia. SIC (Sito di Interesse Comunitario) e ZPS (Zona a Protezione Speciale) ai sensi delle direttive Habitat 92/43/CEE e Uccelli 79/409/CEE, inserita nel sistema nazionale Rete Natura 2000. La Riserva ha una superficie di circa 700 ettari e si estende tra i comuni di NazzanoTorrita TiberinaMontopoli di Sabina. La ricca presenza di uccelli nell’ambiente lacustre costituisce uno dei motivi di maggior interesse per i visitatori. Oltre agli anatidi, come il germano reale, l’alzavola, il fischione e la moretta, è possibile osservare lo svasso maggiore, la folaga, il martin pescatore e rapaci come il falco di palude e il falco pescatore. Il canneto, costituito prevalentemente dalla cannuccia e dalla tifa, è talvolta arricchito dalle gialle fioriture dell’iris di palude.
All’interno della riserva si snodano molti sentieri, in una delle aree di maggiore interesse naturalistico della riserva naturale. I percorsi attraversano un bosco umido ripariale, costituito da salici, soprattutto salice bianco e rosso, pioppi (bianco e nero), ed ontano. Un lembo di bosco misto collinare formato da orniello, carpino nero, leccio, cerro e tratti di canneto dove trovano rifugio diverse specie di uccelli. Diverse le specie arbustive come la sanguinella, il rovo, il biancospino e la berretta del prete. Tra le piante erbacee dominano la cannuccia di palude, la tifa, l’iris di palude, il giunco e l’equiseto, quest’ultimo vero e proprio fossile vivente. Alcuni capanni (a dire il vero in non ottimo stato) consentono di osservare le numerose specie di uccelli acquatici che frequentano l’area protetta.